"Lì - ha spiegato Lorenzo Ossanna - ho conosciuto Margherita, che era giovanissima, poi è cresciuta e il legame si è intensificato e oggi è un riferimento per tutti noi, nelle iniziative che ha avviato a Cles e per la ventata di novità che ha introdotto", mentre l'assessore provinciale Mirko Bisesti ha sottolineato "il valore e la capacità di Margherita che è il fulcro di attività culturali e imprenditoriali". Franco Panizza ha rimarcato l'animo e la sensibilità di Margherita de Cles che si trova anche nel suo secondo libro e Paolo Longobardi ha invitato "a guardare e puntare su persone che hanno valori e tra questi c'è sicuramente Margherita de Cles".
MARGHERITA DE CLES - Poi la baronessa Margherita de Cles ha presentato il libro "Le radici costruiscono il futuro", un triangolo femminile adatto al contenuto di un libro destinato a essere inserito in un progetto dedicato a venti donne imprenditrici italiane che raccontano le loro esperienze lavorative che le hanno portate al successo.
Il libro si apre con "Le radici di una pianta sono ciò che ne determinano resistenza e stabilità nel tempo...». La storia inizia nel 1982, poco prima che l’Italia diventasse campione del Mondo di calcio in Spagna. Erano le 18 del 22 marzo, orario da gin tonic, lo stesso giorno della nascita del pittore Van Dick e di Massimiliano I d’Asburgo, personaggio spesso ricordato da mio padre per i suoi legami con l’antenato Bernardo Clesio, principe-vescovo di Trento e cardinale. Il 22, numero che nella simbologia cabalistica indica l’universo, le idee spirituali e il servizio disinteressato, è correlato alla pace e all’armonia. A quel tempo, non potevo pensare che nascere femmina potesse creare tanto scompiglio, ma ben presto mi fu chiaro che ogni cosa ha la sua ragione di essere...
Il primario all’ospedale di Trento aveva rassicurato mio padre, Leonardo Beniamino Maria, tanto voglioso di diventare padre alla veneranda età di 49 anni, del fatto che avrebbe avuto il suo erede, e maschio.
La mia famiglia è sempre stata molto legata al clero e alla cultura cattolica. In merito, mi sono sempre fatta molte domande, alle quali non ho avuto risposta, forse sbagliavo a chiedere agli altri, solo col tempo la mia curiosità e i miei dubbi sono stati messi a bada...
Questo bisogno di capire mi ha allontanato dagli altri, che cominciarono a temere il mio bisogno di dibattere.
Capii allora che talvolta è meglio tacere che esprimere la propria opinione, per questo motivo spesso preferivo isolarmi leggendo e disegnando.
Altre culture parlano molto di famiglia carnale e famiglia spirituale, la prima è quella di coloro che ci hanno dato i natali, l’altra è fatta delle persone incontrate e scelte.
Mi sono sempre sentita estranea agli ambienti che mi facevano frequentare, il mio pensiero e il mio cuore mi portavano lontano rispetto all’educazione familiare rigida e distaccata; io ero attratta dal dialogo e dagli altri.
Per alcuni, dal di fuori, potevo essere una privilegiata e invidiata, «nascendo bene», ma la maggior parte delle persone si fermavano alle apparenze, senza sapere che in ogni realtà ci sono segreti e difficoltà.
La mia famiglia, di sicuro, è stata «perfetta» per le sfide che ho dovuto affrontare e, soprattutto, per le prove da superare, nelle vesti di una donna nata in un ambiente da medioevo ma costretta a vivere nel Ventesimo secolo.
Un detto popolare recita: «Beata la famiglia che ha per prima una figlia»...
La conquista della libertà è stata una prova continua che, ancora oggi, donna di 40 anni matura e realizzata, mi vede caparbiamente impegnata in nuove sfide".
E al termine della presentazione Margherita de Cles ha ricordato i prossimi obiettivi: "Sono su base decennale - ha concluso - e guardano a progetti sostenibili e creativi".