In una zona dove l’orso vive.
- Non vi è una corretta politica gestionale dei rifiuti organici, poiché non esiste informazione ai cittadini su come evitare di lasciare a disposizione rifiuti che possano attirare gli orsi nei centri limitrofi ai boschi dove il plantigrado è presente.
- Tutta la cartellonistica e la segnaletica è carente sul territorio.
Il rapporto evidenzia che: “la problematicità degli orsi è dipendente dalla disponibilità di cibo di origine antropica”; cioè, è colpa dell’uomo se l’orso si avvicina ai centri abitati per cercare cibo, perché l’uomo lascia incustoditi bidoni e residui delle proprie attività, attirando così l’animale e favorendone il concetto di “animale confidente”.
Sempre nel rapporto in oggetto, viene rilevato che le procedure relative alla gestione degli orsi definiti problematici, hanno una scaletta ben determinata, richiamando quella definita dal PACOBACE (Piano d’azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno sulle Alpi centro-orientali).
1. Rimozione del cibo di origine antropica (cassonetti anti-orso, politiche di corretta gestione dei rifiuti).
2. Dissuasione (rumori molesti per gli orsi, cani da guardiania, uso di pallettoni di gomma).
3. Rimozione dell’animale (dopo le procedure precedenti) e, solo in casi estremi, abbattimento.
Sull’abbattimento, sempre il PACOBACE, prevede una scala di pericolosità progressiva molto chiara, in termini di gravità dei fatti che determinano tale provvedimento; si parla di ripetuti attacchi immotivati a persone e pericolosità in termini di aggressività.
Eppure, chi ha in mano le redini del governo trentino altro non sa che parlare di abbattimento, immediatamente, senza se e senza ma. Senza nemmeno analizzare che è obbligatorio procedere prima alla realizzazione di processi più civili, come la predisposizione di cassonetti anti orso in misura adeguata, l’utilizzo corretto delle risorse tecnologiche a disposizione per prevenire la nascita di futuri orsi definiti problematici ; per esempio: cani da guardiania per i pastori, tecnologia applicata per il rilievo dei plantigradi vicini alle arnie, con conseguente attivazione di rumori molesti e allarmi sonori; recinzioni anti orso adeguate; tutte tecniche adottate in altri paesi e solo blandamente in Trentino, dove si preferisce spendere milioni di euro per ampliare le strutture di detenzione, sperperando denaro pubblico in maniera esorbitante, quando tali soldi potrebbero, invece, essere investiti per i suggerimenti dettati proprio dallo stesso rapporto Ispra .
Pare proprio che la provincia non abbia la pazienza di documentarsi a fondo, leggendo totalmente il rapporto ISPRA e saltando così subito alla “soluzione finale” posta come condizione ultima: abbattimento.
Se avesse il buon gusto di leggerlo integralmente, quel rapporto, troverebbe anche un ulteriore richiamo a quel famoso rapporto Cites, nel quale si evince lo stato di salute in cui versano i tre orsi che lei e il suo presidente stanno tenendo imprigionati al Casteller da mesi; si, infatti nel rapporto Ispra, si ribadisce anche la totale inadeguatezza del centro vivaistico del Casteller. L’inadeguatezza del Casteller e sulle condizioni disastrose degli orsi detenuti si trova in quel rapporto Ispra".