Edolo (Brescia) - E' stato presentato oggi il "
Libro Bianco sulla Montagna", realizzato da
Unimont -
polo montano dell’
Università Statale di
Milano, su incarico del Dipartimento Affari Regionali e le Autonomie della Presidenza del Consiglio dei Ministri, al termine del convegno su "
Alleanze per le montagne: Strategie e protagonisti per nuovi modelli di sviluppo sostenibile”, avvenuta nella sede di
Unimont a Edolo. Erano presenti
(nella foto) tra gli altri,
Marina Brambilla, rettrice eletta dell'Università degli Studi di Milano e Prorettrice Delegata ai Servizi per la Didattica e agli Studenti,
Luigi Augussori, consigliere e delegato del Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie,
Anna Giorgi, coordinatrice scientifica del Libro Bianco sulla Montagna e Responsabile del polo Unimont e
Alessandro Fermi, assessore all’Università, Ricerca e Innovazione di Regione Lombardia.
LIBRO BIANCO - Il
Libro Bianco nazionale sulla
Montagna: un rapporto per le politiche integrate per i territori montani Presentato oggi il “Libro Bianco sulla Montagna”, una panoramica ambientale, territoriale, socioeconomica e di governo sui territori montani italiani analizzati per singola regione, realizzato da UNIMONT, polo montano dell’Università Statale di Milano, su incarico del Dipartimento Affari Regionali e le Autonomie della Presidenza del Consiglio dei Ministri. L’eterogeneità della distribuzione montana nelle singole regioni (dal 100% di Trentino Alto-Adige e Val d’Aosta al 1,5% della Puglia), accanto alla disparità economica (con un calo di oltre il 3% di imprese nello scorso decennio) e socio-territoriale (con un calo del 5% della popolazione montana rispetto al 1,8% nazionale), rende necessaria una politica di intervento mirata, per minimizzare le possibili minacce e valorizzare la specificità dei territori, all’interno di un quadro normativo uniforme (
nella foto da sinistra Luigi Augussori, Maria Brambilla Alessandro Fermi, Anna Giorgi),
LO STUDIO - E' uno studio dettagliato sulle caratteristiche ambientali e territoriali, socioeconomiche e di governo dei territori montani italiani, analizzate regione per regione. Partendo dalle “visioni” e dagli interventi per il riscatto dalla marginalità delle montagne nello scenario globale ed europeo e in tempi di grandi cambiamenti ambientali e socioeconomici, si focalizza sulla dimensione nazionale, esaminando gli ambienti caratteristici e le risorse, il territorio e la società, l’economia e l’impresa, la legislazione e la governance delle montagne italiane, per arrivare, infine, ad evidenziare le principali sfide e suggerire interventi prioritari.
Il punto di partenza è stato decidere il criterio di delimitazione della montagna italiana da adottare per le analisi: è stata scelta la classificazione Istat che stabilisce in 2.487 i comuni montani in zone altimetriche (su un totale di 7.901 comuni italiani) e definisce conseguentemente in circa il 35% la superficie nazionale ricoperta da montagna. Vengono analizzati gli ambienti e le risorse che le montagne assicurano ai cittadini: prodotti e servizi minacciati dai cambiamenti ambientali, climatici e socioeconomici in atto, sia per prevenire ad esempio incendi, dissesti, perdita di biodiversità, sia per individuare e cogliere nuove opportunità.
Numerosi sono i quesiti a cui il libro bianco offre risposte puntuali e attuali, frutto di analisi di una considerevole mole di dati ambientali, territoriali, socioeconomici, normativi e di governo: l’eterogeneità dell’Italia montana da un punto di vista territoriale e socioeconomico: innovare l’erogazione dei servizi essenziali grazie alla tecnologia per evitare spopolamento e invecchiamento della popolazione.
LE MONTAGNE - Il libro bianco evidenzia l’estrema eterogeneità della situazione delle montagne nelle diverse regioni italiane, sia per estensione delle montagne - dal 100% in Valle d’Aosta e Trentino Alto-Adige al 1,5% della Puglia, dato che rende indispensabile indagare le montagne e le loro condizioni a livello di ogni singola regione. Infatti, che l’analisi degli indicatori demografici (spopolamento e invecchiamento della popolazione) nell’ultimo decennio, evidenzia un deciso peggioramento nelle montagne rispetto al resto del Paese (es: calo del 5% dei montanari rispetto all’1,8% nazionale) è vero anche che il Trentino Alto-Adige (100% montano) ha la situazione demografica migliore d’Italia (+3,5% popolazione nel decennio), mentre il Friuli-Venezia Giulia, regione a montanità significativa (43% della superficie regionale è montana, ma è abitata solo dal 5,1% dei friulani in montagna) perde il 10,5% dei montanari. La Lombardia ha un grado di montanità significativo (40,4% della superficie regionale è montana) e mostra un elevato squilibrio nella distribuzione della popolazione con una densità di popolazione in montagna pari a 105 ab/Km2 rispetto alla media regionale di 417 ab/Km2 e una perdita di montanari nel decennio del 3,2%.
Le montagne del Sud e delle Isole, sebbene si spopolino mediamente di più rispetto al resto delle montagne italiane, presentano una situazione meno grave a riguardo dell’invecchiamento della popolazione rispetto alle montagne Nord del paese. Le regioni che presentano equilibrio tra l’estensione del territorio montano e la distribuzione della popolazione tra il territorio montano e non montano (prossima al 50% in ambedue i casi) sono la Liguria, il Molise e la Basilicata, nelle quali non si riscontrano significative differenze negli indicatori demografici e socioeconomici indagati ad indicare come sia il fattore demografico a determinare la “tenuta” dei territori montani. Da ciò l’importanza di attuare politiche e interventi nelle montagne dove lo spopolamento e l’invecchiamento della popolazione sono maggiori, nei quali i servizi essenziali analizzati risultano essere scarsi. Innovare le modalità di erogazione dei servizi essenziali nelle montagne è una priorità, facilitata dall’evoluzione tecnologica che rende possibile, oggi, la definizione e realizzazione di piani strategici specifici.
Gli aspetti economici dei territori montani italiani: nell’ultimo decennio le imprese sono calate più del 3% nell’ambito del commercio, agricoltura, silvicoltura, pesca, costruzioni, alberghiero
GLI ASPETTI ECONOMICI - Lo studio indaga anche gli aspetti economici: dalla situazione finanziaria, alle specializzazioni produttive dei comuni montani, alla demografia delle imprese, agli aspetti occupazionali fino al reddito medio garantito nelle aree montane, non montane e nei capoluoghi delle differenti regioni, nonché il valore aggiunto prodotto. I settori economici principali delle imprese montane italiane risultano essere, nell’ordine: commercio, agricoltura, silvicoltura e pesca, costruzioni, servizi di alloggio e ristorazione, manifatturiero. Complessivamente, nell’ultimo decennio le imprese nelle montagne italiane sono diminuite del 3,3% rispetto alla diminuzione dell’1,5% nel paese intero. I cali hanno riguardato perlopiù i comparti produttivi tradizionali (agricoltura, manifattura, commercio, costruzioni, trasporto) mentre il terziario “avanzato” ha evidenziato una crescita più o meno avanzata nelle diverse regioni. Ancora una volta, le differenze tra le montagne nelle singole regioni restituiscono un quadro estremamente eterogeneo, con cali significativi nelle montagne di alcune regioni e incrementi in altre. Complessivamente, emerge come il Trentino Alto-Adige, territorio interamente montano, sia tra le regioni italiane con i migliori indicatori economici oltre che demografici, con valori spesso superiori a quelli nazionali, ad indicare come l’elevata montanità non sia di per sé un fattore di svantaggio.
Si evidenzia inoltre, come i capoluoghi di regione presentino le migliori performance socioeconomiche in tutte le regioni rispetto al resto del territorio regionale, evidenziando in alcuni casi un significativo e pericoloso divario con il resto della regione. Viene infine fornito un approfondimento su due specifici settori economici di notevole rilevanza per le montagne: l’agricoltura e il turismo.
LE LEGGI - Il quadro normativo e di governance dei territori montani: una situazione frammentata e non al passo coi tempi, da ricondurre a un quadro unitario.
L’analisi evidenzia una situazione frammentata e poco adeguata ai tempi, quindi, da riordinare considerando gli scenari ambientali e socioeconomici e gli strumenti e le tecnologie oggi disponibili. Si tratta di un passaggio cruciale per superare il paradigma dello svantaggio e della marginalità con cui sono stati sempre letti e interpretati questi territori. La numerosità dei soggetti che si occupano di montagna nei vari settori della società richiede uno specifico coordinamento e un maggiore grado di interazione per poter affrontare le sfide capitalizzando le esperienze, le competenze e le buone pratiche. Particolarmente importante è la definizione di politiche e strategie specifiche che integrino in un unico quadro i provvedimenti da adottare nei differenti ambiti strategici per la valorizzazione di questi territori: dall’ambiente all’agricoltura, ai servizi essenziali per i cittadini (sanità, istruzione, mobilità) fino all’economia e all’impresa.
LE PROPOSTE - Il Libro Bianco si conclude suggerendo quindi alcuni interventi strategici per le montagne a cura delle istituzioni sia pubbliche che private, così riassumibili: definizione di politiche integrate e strategie specifiche per i territori montani; costituzione di un tavolo di coordinamento permanente per lo sviluppo dei territori montani; costituzione di un osservatorio permanente per il monitoraggio dei settori strategici per lo sviluppo dei territori montani; promozione della costituzione dell’”ecosistema dell’innovazione” della montagna; sensibilizzazione della società; promozione dell’aggregazione e della collaborazione a livello territoriale e coinvolgimento della società nel suo insieme.
Red. At.