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Edolo: l’incanto del rifugio: 2000 metri sopra le cose umane

Lezione spettacolo di Luca Gibello all’istituto d’Istruzione Superiore Federico Meneghini

​​​​​Edolo (Brescia) - Festival all’insù, nel suo intento di esplorare l’architettura delle terre alte, ha creato spazi di confronto per i giovani. L’incanto del rifugio: 2000 metri sopra le cose umane, il titolo della lezione-spettacolo che Luca Gibello ha tenuto all’istituto d’Istruzione Superiore Federico Meneghini di Edolo.

Pensando alla montagna, un luogo marginale, ci siamo impegnati per fare in modo che la marginalità diventi una risorsa con attività e incontri come quello di oggi - ha rimarcato la dirigente scolastica Raffaella Zanardini. “Una ricchezza che può portare valore aggiunto al territorio”, ha aggiunto.

La riflessione portata in scena da Gibello è stata arricchita dal confronto che è seguito, nel quale la scuola ha coinvolto Gabriella Fioletti, rifugista del Premassone (Val Malga, Sonico). Un’occasione preziosa per approfondire i temi esposti da Gibello: il rifugio come presidio, luogo d’accoglienza e forme evocative.

Nella sua dimensione piccola, il rifugio rappresenta un punto di riferimento nella vastità della natura, lontano dal clamore della città. Nella salita per raggiungerlo, esso cattura ipnoticamente il nostro sguardo, diventando unità di misura dell’infinitamente piccolo (della nostra quotidianità) rispetto all’infinitamente grande (della montagna).

Dominare con lo sguardo non implica esercitare un dominio concreto. Eppure, osservando il mondo dal rifugio si ha la sensazione di trovarsi al centro dell’universo. Ci si colloca in un contesto di alterità: presidio e punto di riferimento per chi desidera spingersi in alto.

La necessità di realizzare ricoveri in muratura a secco sorge dall’interesse degli scienziati, i primi a recarsi in quota, insieme ai cercatori di pietre preziose e ai cacciatori, nell’esplorazione di questi territori.
Luoghi che nemmeno i pastori con le loro greggi avevano raggiunto.

Venivano realizzati adattandosi alla roccia ed erano dotati di ambienti poco confortevoli ed estremamente spartani, come annotavano i pionieri dell’alpinismo.

Dai primi del Novecento ad oggi la progettazione, la realizzazione e l’esperienza del rifugio sono radicalmente cambiate. Ciò che resta è però l’impostazione di fondo, secondo la quale il rifugio è la casa di tutti. Anche se sconosciuti, l’atmosfera di domesticità collettiva spinge gli alpinisti alla costruzione di legami.

La condivisione di un’esperienza comune di socialità, in cui si è portati a convivere e ad adattarsi al contesto, è orchestrata dal rifugista: tuttofare dotato di tempra e passione. Questa figura influisce fortemente sull’accoglienza degli alpinisti ed esercita un ruolo educativo fondamentale sulla presenza umana a queste altitudini.

Presenza che si colloca nei limiti definiti dall’economia di spazi e materiali. A questa si aggiunge, come ben sottolineato da Gibello, la variabile del tempo di realizzazione dei rifugi. Tutti elementi la cui somma contribuisce a definire le modalità che connotano la qualità dell’esperienza di chi si ferma, sosta, assapora.

Quando la dimensione è austera – quasi monacale, ma al tempo stesso calorosa – il rifugio induce ad avere rispetto del luogo in cui ci si trova. In tal senso, l’atmosfera viene condizionata dall’architettura della struttura, influenzando i comportamenti e le azioni di chi ospita.

Pur tenendo conto dei grandi cambiamenti costruttivi succedutisi nell’ultimo secolo, tra i quali la possibilità d’avvalersi dell’elicottero per agevolare il trasporto dei materiali, una costante resta necessaria anche nell’architettura moderna.

Sempre e comunque, la progettazione dei rifugi deve poter contare sul dialogo tra strutture e ambienti circostanti. Con l’intento di valorizzare, piuttosto che annullare o sostituire, le peculiarità del posto.

Calandoci nell’atmosfera del rifugio, Luca Gibello c’invita a scoprirlo e riscoprirlo, osservandolo con occhi sempre nuovi. Evidenziando come l’esperienza diretta metta in relazione il nostro animo con la grandezza del paesaggio naturale che ci accoglie nei territori montani. Permettendoci di riconoscerci come ospiti in un mondo tanto vasto quanto affascinante.

Laura Bona (Residenze eroiche)
Ultimo aggiornamento: 13/04/2025 11:35:05
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