"Quella dei campanacci di Bienno è una delle tante storie di grande artigianato italiano che rischia di scomparire nel passaggio generazionale – afferma Giovanni Mocchi, l’etnomusicologo che ha progettato l’iniziativa – Fino al 2000 l’attività è stata portata avanti dalla casata dei Silistrini ed ora il testimone passa ai fabbri biennesi, anche grazie alle competenze del Mastro forgiatore valdostano Mauro Savin che in laboratorio lavorerà al loro fianco per ridare forma e vita a una tradizione plurisecolare".
IL CONVEGNO
Viene ricostruita la storia dei forgiatori di Bienno. Grazie alle sue numerose fucine, nel 1600 Bienno era un florido paese, con collegamenti commerciali fino in Spagna. Nell’Estimo della Repubblica Veneta del 1753 alla voce Bienno si legge: "Lavoranti di ferrarezza: mastro Giacomo Bonale lavorante di chiocche; Pietro Fanti lavorante di campanelli". Nel 2000 si concludeva a Bienno la produzione dei campanacci per armenti, un manufatto locale altamente apprezzato non soltanto in Valle Camonica e distribuito dal Veneto al Piemonte fino in Toscana. Con la scomparsa di Mario Silistrini, detto Caìcio, maister forgiatore, maniscalco ma anche esperto di veterinaria, instancabile lavoratore, terminava una tradizione già documentata nel Settecento, ma sicuramente antecedente. In paese la dinastia dei Silistrini, il padre Battista e lo zio Bortolo, facenti parte di un casato storico di Bienno che risale al Cinquecento, fu preceduta da Giuseppe Milesi (1848), detto Profeta, artigiano che fece della forgiatura di campanacci la sua attività elettiva e da Salvetti Domenico, abilissimo costruttore di meccanismi per orologi. Caratteristica dei campani di Bienno è la forma arrotondata, che accompagna l’anatomia dell’animale e il suono morbido, udibile a grande distanza. Un volantino pubblicitario "Silistrini Battista & figli - fabbrica speciale campani in acciaio bronzato, Bienno (Brescia)" ne indicava 37 misure.
LA MOSTRA CAMPANACCI D’ITALIA
Prima esposizione integrale dei modelli di campanacci prodotti in Italia, con documentazione archeologica che risale al periodo dell’antica Roma e organizzazione dei reperti per aree geografiche. L’UNESCO ha recentemente riconosciuto la forgiatura dei campanacci portoghesi patrimonio mondiale dell’umanità. L’Italia, rispetto ai soli due modelli prodotti in Portogallo, presenta infinite varietà, dialetti sonori che cambiano di valle in valle, con una ricchezza di tradizioni che meritano l’attenzione internazionale. La mostra è il primo passo verso una candidatura anche italiana.
LIBERA VENDITA E SCAMBIO DEL NUOVO E DELL’USATO
Diversi forgiatori italiani partecipano alla mostra mercato in Piazza Umberto I di domenica 11 giugno, dove sono allestiti spazi gratuiti per espositori e privati.
CONCORSO IL CAMPANACCIO PIÙ BELLO
L’iniziativa ha l’obiettivo di avviare una documentazione sulla produzione locale attraverso la collaborazione dei tanti che hanno utilizzato e ancora conservano i campanacci locali. Un premio speciale è difatti dedicato al campanaccio biennese. Altri premi vengono assegnati ai campani di varia provenienza, italiana o straniera.
A tutti viene rilasciato u attestato di partecipazione.
LABORATORIO DI CIOCCHE BIENNESI
Con la collaborazione del Mastro forgiatore valdostano Mauro Savin e l’associazione ‘Scuola in Fucina’ di Bienno viene riavviata la produzione della ciocca di Bienno. È possibile inoltre richiedere la riparazione di campanacci e la forgiatura di battagli.
In programma ci sono visite guidate agli aspetti artistici dei paesi e bancarelle di prodotti artigianali.