Il convegno è stato introdotto da Anna Giorgi, responsabile del Polo Unimot dell’Università degli Studi di Milano e Presidente dei Corsi di Laurea Triennale e Magistrale in Valorizzazione e Tutela dell’Ambiente e del Territorio Montano, che ha indicato gli effetti della tempesta Vaia dell'ottobre 2018, quindi sono intervenuti con dati e progetti Giorgio Vacchiano, Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali, Produzione, Territorio, Agroenergia, Università degli Studi di Milano su "Prevenzione selvicolturale e impatti del bostrico sui servizi ecosistemici del bosco (protezione, biodiversità, carbonio)"; Massimo Faccoli, Dipartimento di Agronomia, Animali, Alimenti, Risorse naturali e Ambiente, Università degli studi di Padova su "Fattori predisponenti e monitoraggio della diffusione del bostrico tipografo sulle Alpi"; Marco Bazzoli e Enea Inverardi, Servizio Fitosanitario Regionale-Regione Lombardia, e Roberto Tonetti, Sviluppo dei Sistemi Agricoli di Montagna, Pianificazione Gestione Forestale e Arboricoltura, Regione Lombardia su "Monitoraggio e gestione dell'emergenza bostrico in Lombardia", Alessandro Ducoli, Gestione Risorse Forestali Comunità Montana Valle Camonica su "Campagne di monitoraggio 2020-2021-2022 e relativa programmazione in Valle Camonica"; Mario Tevini, direttore Tecnico Consorzio Forestale Alta Valle Camonica su "Presentazione di un intervento di bonifica, le difficoltà operative e gli sbocchi di mercato del materiale tagliato". Le conclusioni di Luca Giupponi, ricercatore Polo Unimont-Università degli Studi di Milano che ha indicato quale futuro avranno le comunità vegetali delle aree colpite dal bostrico".
"Nel convegno - ha spiegato Gian Battista Sangalli, direttore del Servizio Foreste e Bonifica Montana della Comunità Montana di Valle Camonica - abbiamo tracciato un quadro sulla situazione, portando esempi sia su scala locale che regionale e di altri ambiti alpini. Anche i semplici cittadini e l’opinione pubblica sono molto colpiti e preoccupati da questo fenomeno, per cui l’obiettivo è quello di utilizzare un linguaggio scientifico rigoroso ma comprensibile e accessibile a tutti per spiegare l’origine, le dinamiche, le conseguenze e le possibili soluzioni del problema".
Il professor Giorgio Vacchiano, Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali – Produzione, Territorio, Agroenergia - Università degli Studi di Milano, ha spiegato: "L'esperienza dei Paesi a nord delle Alpi ci dice che la pullulazione del bostrico dura normalmente 5- 6 anni, ed è in grado di raddoppiare o triplicare i danni originariamente provocati dalla tempesta di vento. Ma è la prima volta che una infestazione così ampia si spinge a sud della catena Alpina. In questo momento, le nostre montagne sono a tutti gli effetti un laboratorio sperimentale, dove toccare con mano le conseguenze della crisi climatica sulle foreste e sui loro benefici per la società, e cercare nuove soluzioni per conservarli aumentando la resistenza del bosco".
Nella giornata di sabato Riccardo Mariotti, direttore Tecnico Consorzio Forestale Due Parchi, ha illustrato in un tour con giornalisti e operatori gli effetti del bostrico in Val D'Avio a Temù (Brescia).