La cuticola di colore bruno chiaro non uniforme, rugosa e leggermente vischiosa-untuosa e spesso biancastra al margine è uno dei caratteri che aiutano a distinguerlo dagli altri tre “porcini”.
Boletus pinophilus Pilát & Dermek - Nome italiano: Porcino – Brisa mora 
Scheda descrittiva: Cappello: con diametro di 50-200 (250) mm, carnoso, sodo, da emisferico a convesso, infine leggermente appianato e solo raramente depresso; cuticola umida, grinzosa-rugosa, colore da rosso rame a bruno cuoio a bruno-rossastro, ricoperta nei giovani soggetti da fine pruina biancastra che persiste nella crescita, specialmente verso il margine per poi svanire nei soggetti maturi; margine lobato, inizialmente incurvato, poi disteso con la maturità.
Tubuli: lunghi fino a 25-40 mm, liberi-arrotondati al gambo, facilmente asportabili, dapprima bianchi poi giallastri e infine verdognoli a maturità; immutabili al taglio; pori piccoli, concolori ai tubuli, immutabili alla manipolazione.
Gambo: 60-120 x 40-100 mm, robusto, carnoso, cilindraceo, bulboso e ventricoso verso la base, debolmente attenuato verso l’inserzione con il cappello, da bianco a ocra-rossastro, ornato, in particolare nella metà superiore, da un fine reticolo concolore.
Carne: inizialmente soda poi molle a maturità, bianca immutabile, lievemente rossastra sotto la cuticola, sapore acidulo-dolciastro e odore terroso o di muschio.
Habitat: reperibile già dalla primavera e fino al tardo autunno, isolato o in gruppi di pochi individui, specialmente nei boschi di latifoglie con preferenza per faggi, castagni e betulle, ma anche nei boschi di conifere associato preferibilmente al Pino silvestre.
Commestibilità: commestibile.
Note: buon commestibile (può essere consumato in piccole quantità anche crudo in insalata, anche se non da tutti tollerato); è ritenuto il più bello anche se il meno pregiato dei quattro “porcini”. Di aiuto alla sua corretta identificazione è il colore bruno-rossastro del cappello.
Boletus aereus Bull. : Fr. - Nome italiano: Porcino nero - Bronzino
Nome dialettale: Frer – Legorsèle carbunere – Fons néghèr
Scheda descrittiva: cappello: con diametro di 60-200 (250) mm, da emisferico a più o meno convesso o disteso con l’età; cuticola opaca, mai vischiosa, bruno-nerastra bronzea, con decolorazioni bruno-ocra giallastre e con fine pruina bianca appena percettibile.
Tubuli: lunghi fino a 25 mm, smarginati-adnati al gambo, bianchi, poi giallo-verdastri, infine olivastri a maturità; pori concolori ai tubuli.
Gambo: 60-150 x 40-85 (110) mm, massiccio, compatto, sovente panciuto negli esemplari giovani, poi più slanciato, cilindrico, a volte incurvato, da bruno-ocraceo a nocciola chiaro, con fine reticolo concolore.
Carne: soda, bianca e immutabile anche negli esemplari maturi, con sapore dolce di nocciola e odore debole, gradevole.
Habitat: cresce prevalentemente nei querceti e nei castagneti, dall’inizio dell’estate a tutto l’autunno, a gruppi o anche solitario. Non molto comune.
Commestibilità: commestibile.
Note: è un fungo termofilo, cioè amante del clima caldo; cresce preferibilmente nelle zone calde del sud Italia mentre da noi risulta ormai sempre più raro e di difficile reperimento anche per l’incuria e lo stato di abbandono in cui purtroppo sono ormai lasciati i nostri boschi.
Tylophius felleus (Bull. : Fr.) P. Karsten
Nome italiano: Porcino del fiele
Scheda descrittiva: cappello: con diametro di 40-160 mm, carnoso, inizialmente subgloboso-emisferico, poi convesso, infine appianato e, a volte, anche debolmente depresso; cuticola liscia, vellutata, di colore bruno-beige più o meno carico, tendente a screpolarsi finemente con tempo secco; margine debordante, sinuoso-ondulato, specialmente a maturità.
Tubuli: lunghi fino a 30 mm, depressi al gambo, inizialmente bianchi, poi rosa più o meno carico, brunastri al tocco e con la maturità.
Gambo: 80-160 x 20-50 mm, robusto, inizialmente obeso, poi slanciato, a volte ricurvo, ingrossato alla base e talora subradicante, attenuato all’inserzione con il cappello, di colore biancastro nocciola chiaro, tendente ad imbrunire con la maturità; su tutta la lunghezza è presente un reticolo a maglie allungate, nettamente in rilievo, bruno-nerastre con la maturità.
Carne: soda e compatta nel giovane, poi molle nel cappello e cotonosa-bambagiosa nel gambo, biancastra, leggermente rosata alla base del gambo e nei tubuli, di sapore molto amaro, odore grato.
Habitat: cresce sia in boschi di conifere che di latifoglie, piuttosto frequente, dall’estate all’autunno.
Commestibilità: non commestibile.
Note: conosciuto come “Porcino del fiele” per la carne molto amara, è spesso confuso da inesperti raccoglitori specialmente con giovani esemplari di Boletus edulis e Boletus aestivalis. Il colore rosato dei pori unito al sapore fortemente amaro sono caratteri determinanti per la sua corretta identificazione. Sulle nostre colline è facilmente reperibile su ceppaie marcescenti di Castagno, tanto da sembrare specie lignicola.
Amanita caesarea (Scop. : Fr.) Persoon Nome italiano: Ovolo buono – Fungo rea
Nome dialettale: Cucu – Cuchi – Cucu ros – Cucu zalc
Scheda descrittiva: cappello: con diametro di 80-150 (180) mm, prima emisferico, poi convesso e alla fine appianato a maturità; cuticola lucida, umida, facilmente separabile e di colore uniforme rosso-arancio, solitamente glabra ma a volte con lembi bianchi residui del velo generale; margine striato.
Lamelle: fitte, di colore giallo carico, libere al gambo, intervallate da lamellule tronche, filo concolore.
Gambo: 70-150 x 15-30 mm, liscio, pieno poi cavo e bambagioso, giallo, slanciato verso l’alto, ingrossato alla base dove è presente una volva membranosa, consistente e ampia, bianca; anello ampio, membranaceo, striato, persistente e concolore al gambo.
Carne: abbastanza consistente, compatta, un poco fibrosa nel gambo, gialla esternamente, bianca nella parte più interna; con odore debole, poco significativo e sapore gradevole.
Habitat: cresce nei boschi di latifoglie, con preferenza presso castagni e querce, specialmente in zone calde e secche e in terreni siliceo-calcarei, dall’estate al primo autunno.
Commestibilità: commestibile.
Note: buono anche consumato crudo, è conosciuto ed apprezzato fin dai tempi antichi come “l’ovolo dei Cesari” e ricercato in particolare quando ancora racchiuso a ovolo. È in questa fase che si verificano i tragici errori in cui incorrono raccoglitori inesperti che lo confondono con l’ovolo mortale della Amanita phalloides. Viene spesso anche confusa con Amanita muscaria (specialmente con la var. aureola) quando queste sono prive delle verruche bianche solitamente presenti sul cappello; quest’ultime però hanno gambo e lamelle di colore bianco e non gialle.
Le leggi vigenti vietano la raccolta dell’Amanita caesarea nella fase di ovolo, ciò per consentirne il pieno sviluppo e la conseguente diffusione delle spore e quindi la possibilità di riproduzione della specie.
Nel mese di agosto, con temperatura e l'auspicio di una buona piovosità, molti saranno i funghi reperibili; di ciò ne sono ben coscienti i nostri “Fonser” che continueranno a frequentare i boschi delle nostre montagne.
Concludo con l’invito ad aderire al Circolo Micologico G. Carini di Brescia o al Circolo Micologico di Lovere – Sezione del Circolo Micologico G. Carini di Brescia insieme proseguiremo questo cammino di conoscenze”.
Per info: dario.dogali@libero.it