Verolanuova - "Si cerca un uomo", è il titolo del pellegrinaggio sulle tracce di don Primo Mazzolari da Verolanuova (Brescia) a Bozzolo (Mantova) che si è svolto lo scorso weekend con un gruppo di fedeli guidati da don Battista Dassa.
IL RACCONTO DEL PELLEGRINAGGIO
"Tante le emozioni che si sovrappongono al rientro del pellegrinaggio intitolato “Si cerca un uomo” concluso domenica 6 ottobre a Bozzolo, dopo tre giorni di cammino e incontri: proveremo a trasmettere queste emozioni una ad una descrivendo brevemente questa straordinaria esperienza che abbiamo vissuto.
Il pellegrinaggio è iniziato con un incontro al teatro dell’oratorio di Edolo, tenuto dal professor Anselmo Palini, scrittore e studioso di don Primo oltre che di altri personaggi, e da Don Bruno Bignami, postulatore della causa di beatificazione che, con parole accurate e precise, hanno ampiamente descritto e approfondito la figura di don Primo Mazzolari ad un pubblico formato principalmente da studenti delle scuole secondarie.
Don Primo Mazzolari: nato nel 1890 e morto nel 1959, questo prete di campagna a servizio degli “ultmii”, promotore della pace vera e della non violenza negli anni difficili in cui è vissuto, con un animo travagliato, "esiliato" dalla “sua chiesa”, poco compreso e capito, ma riscattato e sostenuto dapprima da Papa Giovanni XXIII che l’ha definito “la tromba dello Spirito Santo in terra padana” e successivamente da Papa Paolo VI con questa frase: “Camminava avanti con un passo troppo lungo e spesso noi non gli si poteva tener dietro! E così ha sofferto lui e abbiamo sofferto anche noi. E’ il destino dei profeti”.

Ci sarebbe tanto e tanto da scrivere su don Primo e forse non si è ancora scritto a sufficienza; per questo il nostro pellegrinaggio ha voluto essere un cammino di scoperta, di testimonianza, di riscatto, di preghiera, di riconoscenza e di ringraziamento al Dio della Vita per averci donato questo grande Testimone di fede cristiana.
Al termine dell’incontro abbiamo raggiunto in pullman Verolanuova, il paese dove don Primo ha vissuto gli anni della gioventù con la sua famiglia e dove è stato ordinato sacerdote.
Don Lucio, il parroco del paese, ci ha accolto in chiesa e ci ha introdotto la vita di don Primo, poi la benedizione e la partenza per il cammino a piedi, che in serata ci ha portato alla tappa intermedia di Marzalengo (Cremona), un piccolo paesino della campagna cremonese, dopo circa 18 km.
Lì, accolti dai disponibilissimi volontari della parrocchia, siamo stati ospitati nella canonica e nell'oratorio, abbiamo gustato una buonissima cena preparata dal nostro super cuoco Adriano con l’aiuto di Tiziana; abbiamo conosciuto don Luciano, sacerdote collaboratore di Castelverde e parrocchie annesse che, animato da una forte vitalità, ci ha anch’egli illustrato qualche aspetto della vita di don Primo. Un grazie di cuore agli amici Lina e Maurizio per la grande disponibilità e accoglienza.
La mattina seguente, alle 5 in pieno buio, siamo ripartiti per la seconda tappa del cammino: da Marzalengo a Canneto sull’Oglio, 42 km di pianura, coltivazioni circondate da canali d’acqua, terra di contadini e cascine.
Questa tappa è stata caratterizzata da alcune soste di riflessione e preghiera proposte da don Battista Dassa al gruppo di pellegrini: la prima, ancora al buio, è stata davanti alla casa in cui è nato don Primo Mazzolari alla periferia di Boschetto di Cremona, un cascinale di campagna, attualmente ristrutturato, all’esterno del quale una targa ricorda il luogo della sua nascita e che cita “A don Primo Mazzolari: sono il ragazzino di San Colombano che si è smarrito per tante strade e che ora ritorna. San Colombano, la casa che fu dei suoi, dov’egli è nato in una gelida note d’inverno.
Durante le soste è stato ripreso il testo di Papa Francesco quando è stato in visita a Bozzolo sulla tomba di don Primo, il quale ha descritto tre aspetti della vita del sacerdote, quali: la cascina (appunto il luogo dove è nato): “Era una “famiglia di famiglie”, che vivevano insieme in queste fertili campagne, anche soffrendo miserie e ingiustizie, in attesa di un cambiamento, che è poi sfociato nell’esodo verso le città. La cascina, la casa, ci dicono l’idea di Chiesa che guidava don Mazzolari. Anche lui pensava a una Chiesa in uscita, quando meditava per i sacerdoti con queste parole: "Per camminare bisogna uscire di casa e di Chiesa, se il popolo di Dio non ci viene più; e occuparsi e preoccuparsi anche di quei bisogni che, pur non essendo spirituali, sono bisogni umani e, come possono perdere l’uomo, lo possono anche salvare”.
La grande pianura: “Alla carità pastorale di don Primo si aprivano diversi orizzonti, nelle complesse situazioni che ha dovuto affrontare: le guerre, i totalitarismi, gli scontri fratricidi, la fatica della democrazia in gestazione, la miseria della sua gente. Vi incoraggio, fratelli sacerdoti, ad ascoltare il mondo, chi vive e opera in esso, per farvi carico di ogni domanda di senso e di speranza, senza temere di attraversare deserti e zone d’ombra. Così possiamo diventare Chiesa povera per e con i poveri, la Chiesa di Gesù.