Lozio (Brescia) - E' stato ricordato a
Laveno, frazione di
Lozio (Brescia)
Giacomo Cappellini, medaglia d’oro al valor militare. Presenti alla commemorazione i rappresentanti dell'Associazione Fiamme Verdi, ANPI Valle Camonica e Associazione Ex Internati di Valle Camonica, i sindaci di
Cerveno,
Malegno e
Lozio, gruppi e cittadini.
I fatti - Il 21 gennaio 1945 a Laveno, frazione di Lozio, è avvenuta la tragica cattura di Giacomo Cappellini,
comandante del gruppo C8 della
Divisione Fiamme Verdi “Tito Speri”.
Dopo essere stato ferito in uno scontro a fuoco con i fascisti, Cappellini fu catturato mentre copriva la fuga del compagno Carlo Sandrinelli (Camara), che – seppure ferito – riusciva a sganciarsi, evitando il fermo.
Tra la cattura (21 gennaio) e l’uccisione (il 24 marzo), a Cappellini furono inflitte innumerevoli torture, con l’intento di estorcere informazioni utili per la cattura dei suoi uomini e per colpire i gruppi di “Ribelli per Amore” che combattevano sui monti della Vallecamonica.
Ma a nulla valsero le torture, le minacce e le subdole promesse: Giacomo Cappellini, fedele ai suoi ideali, sacrificò la giovane vita per donarci un’Italia migliore.
Il 9 ottobre 1946 a Giacomo Cappellini è stata assegnata la Medaglia d’Oro al valor militare alla Memoria, nella cui motivazione si legge: "Maestro elementare in un villaggio valligiano all’inizio della lotta contro l’oppressore nazifascista, abbandonò la sua missione per organizzare una delle prime formazioni partigiane in Valcamonica, con cui per 17 mesi condivise i rischi e la durezza della lotta. In una imboscata tesa dal nemico, fece scudo di sé stesso ad un suo partigiano attirando su di sé la reazione avversaria. Ferito al viso e a una spalla, cessò di far fuoco solo quando la sua arma divenne inerte per inceppamento; catturato sopportò per due mesi durissimo carcere, continui martirii e inumane sevizie, chiuso nel suo sdegnoso silenzio, senza nulla svelare che potesse danneggiare la causa per cui combatteva fu sordo alle lusinghe di aver salva la vita se avesse indotto i suoi uomini alla resa e a ogni nuova tortura che il nemico rabbioso di infliggeva, rispondeva sorridendo che i partigiani non sono dei vili. Stroncato dalle sevizie barbaramente inflittegli, esalava l’ultimo respiro gridando Viva l’Italia".
Quello di ieri è stato un momento importante per la comunità di Lozio e dei paesi vicini, ritrovarsi davanti al cippo in località Bratarì e ricordare il "Comandante".